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Roma, 8 settembre 2008
Boato: «Io direi di sì, ma costa troppo»
L’esperto dei Verdi: meglio i percorsi di reinserimento
da Il Mattino di lunedì 8 settembre 2008

«È importante che l’esecutivo abbia deciso di affrontare, prima che diventi ingestibile, il problema del sovraffollamento delle carceri. Ma le ipotesi sulle quali si sta ragionando a mio avviso hanno luci e ombre». È questa l’opinione di Marco Boato, esponente dei Verdi ed esperto di carceri e giustizia.

Quali sono gli aspetti positivi?
Sono d’accordo con l’espulsione degli stranieri che hanno meno di due anni da scontare. Va detto che la legge già lo prevede e non si capisce perché fino ad oggi non sia stato fatto. Evidentemente non c’è stata la disponibilità da parte dei paesi o non è stato possibile accertare l’identità di questi detenuti, spesso caratterizzati da una molteplicità di «alias». Forse ora ci sarà un maggiore impulso politico e giudiziario per attuare una normativa già esistente.

Crede che potenziando gli accordi bilaterali si possa raggiungere l’ambizioso obiettivo?
È una questione puramente politica. Se i rimpatri non sono stati fatti fino ad oggi, e anche il precedente esecutivo ha delle responsabilità, è proprio per questo. Senza, è difficile che si possa trovare in termini rapidi una soluzione.

Cosa pensa invece del braccialetto elettronico?
Sono contrario all’ipotesi di modificare il codice e cancellare il consenso della persona perché va ad incidere sulla dignità della persona. In linea di principio sono d’accordo con l’utilizzo del braccìaletto elettronico. Ma in questo caso si parla erroneamente di arresti domiciliari. In realtà si tratta di detenzìone in casa. I costi per poterla attuare sono elevatissimi, occorre creare una centrale di controllo e bisogna acquistare migliaia di braccialetti. Si potrebbero utilizzare altri canali.

Quali?
Quelli previsti dall’ordinamento. Le misure alternative che possono essere applicate e che hanno maggiore efficacia: l’affidamento ai servizi sociali, la semilibertà e l’ammissione al lavoro esterno. Misure che permettono a questi detenuti, che devono scontare una pena residuale, un percorso di reinserimento.

C’è sempre il rischio di recidiva.
Le misure alternative hanno dato ottimi risultati. La percentuale di recidiva, per queste persone, è pari allo 0,24% e questo è un dato reale, recente. Tuttavia ritengo positivo che l’esecutivo stia affrontando il nodo del sovraffollamento utilizzando gli strumenti già esistenti.

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